venerdì 18 aprile 2014

Quel chiacchierone di Sergio Badino, intervistato da un blogger ancor più chiacchierone

E’ da fine ottobre che non pubblico interviste. Dopo l’intervista a Enna e quella a Mignacco, ecco un altro viaggio nel mondo del fumetto (e non solo): il nuovo intervistato è Sergio Badino, sceneggiatore Disney Italia e Bonelli, ed ora romanziere con “Uccidete il Pipistrello”, di prossima pubblicazione.

1)      La domanda che ho posto anche agli altri sceneggiatori che ti hanno preceduto: come e quando nasce il tuo amore per i fumetti? Quali erano i tuoi preferiti?   
Dall'infanzia. I miei mi compravano molti fumetti, per fortuna. Il Corriere Dei Piccoli, Snoopy (rivista), Braccio Di Ferro (Ed. Bianconi)... la mitica rivista Più... questi erano i miei preferiti. Anche Topolino, ma la passione per Disney è venuta più avanti.       

2)      Cosa facevi prima di entrare nel mondo del fumetto? Come ci sei entrato? Ci parli delle tue esperienze prima di entrare alla Sergio Bonelli?
Ho dato la maturità classica nel '99, poi mi sono iscritto alla scuola del fumetto di Milano. Nel 2001 ho pubblicato per la prima volta su Topolino. Ho lavorato praticamente solo per la Disney per 7/8 anni. Ho scritto per Topolino, tante storie, ma anche per PK, ho lavorato per Disney Libri... Poi, prima di Bonelli, ho lavorato anche per la tv, per due serie animate: Mostri & pirati, prodotta da MondoTv, trasmessa da italia 1 e, tramite Ferrero, allegata in dvd alle scatole di merendine. Questo lavoro lo ebbi grazie a Francesco Artibani e alla Red Whale, la società che gestisce insieme a Katja Centomo. Poi Raimondo Della Calce, un regista genovese, mi contattò per scrivere alcuni episodi della seconda stagione di Ondino, una serie animata in cg prodotta da Animabit studios e da Rai fiction, ho scritto 6 episodi. La serie è stata trasmessa da Rai Tre e ogni tanto va ancora in onda su Rai Yoyo.

3)      L’arrivo nella Casa Delle Idee Milanese: come e quando arriva? Avevi presentato altre sceneggiature prima di “Protocollo Leviathan”?
Molti anni prima, quando avevo cominciato con la Disney, ero andato anche da Castelli a proporre un soggetto. Gli era piaciuto, ma stava per uscire una storia molto simile su Dampyr: era quella sul blues e su Robert Johnson. Io non potevo saperlo. Alfredo però mi chiese di proporre altre cose, io per il momento preferii soprassedere, dato che stavo ingranando con la Disney. Quindi poi feci la full immersion Disney e a fine 2008 tornai da Alfredo con nuovi concept, tra cui quello di Protocollo Leviathan. Poi nel frattempo ho anche scritto una storia per DDColorFest (disegnata sempre da Alessandrini), ma Dylan Dog è un personaggio che mi appassiona meno, lo sento meno vicino a me. Parallelamente all'attività di sceneggiatore ne ho sviluppata un'altra di insegnante di sceneggiatura: ho lavorato al Dams di Imperia e all'accademia di belle arti di Genova, prima di aprire una scuola mia, StudioStorie (www.studiostorie.com). E’ un'attività collaterale rispetto a quella principale di sceneggiatore, ma è una cosa che mi diverte. Poi ci sono i libri: Conversazione con Carlo Chendi (2006) e Professione Sceneggiatore, prima edizione nel 2007 con prefazione di Bonelli e nuova edizione ampliata nel 2012, con prefazione di Nichetti.

4)      Senti Martin più vicino in quanto intellettuale, poco propenso all'azione, ma che si adatta in caso di necessità?
Sì, è più un uomo normale: fa quello che farei io, reagisce come penso reagirei io, è molto curioso, come me: gli piace stare tra i suoi libri ma quando decide che vale la pena partire per un'avventura non lo ferma nessuno. Le storie di mm hanno un forte legame con la realtà: devi tenere conto della Storia, della geografia, dei fusi orari se un personaggio viaggia, dei miti e delle leggende del passato, tutta roba che esiste e che esige rispetto, ma che può e deve essere interpretata e spiegata in modi nuovi e fantastici al fine di realizzare storie sempre interessanti.

5)      Somiglia molto anche a me e lo adoro per gli stessi motivi (indimenticabili le vignette con Reagan e Gorbachev o di Atlantide e Mu). Da quando eri lettore di Martin Mystère? Ci sono altre storie di prossima pubblicazione per la Bonelli? Puoi darci qualche anticipazione?
Ho iniziato ad appassionarmi ai Bonelli nei primi anni 2000, intorno ai miei vent'anni, su tutti a Martin Mystère, Dylan Dog e Julia. Prima ho avuto la fase DC, in particolare Batman che ho amato in tutte le salse. Negli anni '90 sono uscite delle gran belle storie di questo personaggio: artisti incredibili come Norm Breyfogle… vabbé, sto divagando: se mi fai parlare di Batman non la smetto più! Circa prossime storie ne ho consegnata una qualche mese fa sempre di Martin, è il seguito di altre due storie scritte da Stefano Vietti (La Biblioteca Delle Sabbie, uscita su un maxi nel 2005 e Il Carcere Degli Esseri Impossibili, su MM n.310), la sta disegnando Giovanni Romanini. Poi ho un altro soggetto pronto e approvato da cominciare a sceneggiare ma prima ho alcune altre cose da sistemare, tra cui un soggetto per un altro personaggio della casa editrice… di cui scaramanticamente non ti parlo! Lo spunto è piaciuto al curatore della testata, ora vedremo se gli piacerà anche il soggetto appena l'avro ultimato.

6)      Ma l’altro soggetto per Martin non sarà mica il sequel di “Protocollo Leviathan”? PS: questa domanda già te l’ho fatta quando ho collaborato per l’intervista dell AMys, però ho adorato la tua storia (che mi ha ricordato il Martin degli esordi) e ci spero molto.
No, sarà un'altra storia. Mi spiace deluderti!

7)      Ma ci sarà prima o poi?
Beh, se dovessi trovare uno spunto interessante per un seguito allora sì, perché no. Ma per ora non ci ho ancora pensato, per il momento preferisco esplorare altre storie: mi interessa molto il rapporto con Diana e in questa terza storia - che, tra l'altro, se riusciremo a combinare, prenderà Alessandrini: il soggetto gli è piaciuto - Diana è molto presente, Java non c'è. Ti ringrazio per i complimenti su Protocollo Leviathan, mi fa molto piacere: era la prima storia, ho cercato di impegnarmi particolarmente e sono contento del gradimento che ha avuto tra i lettori.

8)      L’impegno si è visto, almeno io l’ho visto! Prima di proseguire con i fumetti, qualche domanda più personale (non gossip): quali sono i tuoi gusti letterari, musicali e in merito a film e serie televisive?
Letterari: amo molto leggere. Amo molto King, Hornby, Chabon, David Trueba, Camilleri tra i viventi. Sulla musica sono un appassionato di blues e di musica afroamericana in generale… ho anche avuto una mia band per un periodo, i Bluesbusters, cantavo e suonavo l'armonica a bocca. Sul cinema mi piace il primo Tim Burton, adoro Kubrick e Woody Allen, Christopher Nolan, Hitchcock e Billy Wilder, li considero tra i miei maestri… Spielberg e Lucas naturalmente… so che sto dimenticando qualcuno di importante... anche Ron Howard mi piace. Sulle serie tv di recente ho davvero molto molto MOLTO apprezzato Sherlock, tutte e tre le stagioni… e Homeland, tutte e tre le stagioni: altissimo livello. Anche Hannibal non mi è dispiaciuto.

9)  Qual è il tuo rapporto con TV, tecnologia, social network e videogiochi?
La tv la guardo molto poco, solo se c'è qualche bel film o documentario interessante… quindi molto molto MOLTO poco!
Tecnologia... insomma… non sono un grande esperto: scrivo su un vecchio ibook del 2005, lo uso come macchina per scrivere.
Non sono un appassionato di videoghiochi, non ne faccio uso.
I social network li adopero più che altro per lavoro, contatti vari… non ho un account su twitter: ne ho uno di StudioStorie ma non uno personale… ne ho uno su linkedin ma non lo adopero un gran che. Trovo che Facebook sia un buon modo per promuovere il proprio lavoro: ho aperto una pagina di Uccidete il pipistrello, il mio romanzo in uscita, che in pochi giorni è arrivata a quasi 400 like.

10)   Tra i 400 ci sono anch'io e senza facebook questa intervista sarebbe stata impossibile o più complicata...Cosa pensi del clima che si respira nella politica italiana e mondiale?
Sono molto preoccupato… trovo che certi film e certe serie mai come oggi riflettano il clima di incertezza: dagli Stati Uniti, che sono sempre stati avanti in questo, alcune produzioni blockbuster iniziano a parlare di un pericolo che arriva dall'interno, e non dall'esterno…  Guarda Capitan America 2, guarda Homeland…
non ci sono i classici cattivi… terroristi, supercriminali… no, i terroristi e i supercriminali sono difficilissimi da smascherare perché sono come noi, sono tra noi… potremmo essere anche noi!

11)   Mi hai un po’ inquietato… ma non sarà semplicemente perché gli americani si sono finalmente resi conto che la guerra fredda è finita e perché si cerca un maggior realismo per accattivare lo spettatore?
Probabilmente c'entra anche questo però penso ai film dell'epoca della guerra fredda, anzi, prima, i film del pericolo atomico, quelli con i mostri giganti, a King Kong, una storia ORIGINALE americana, del 1933... ti ricorda niente quell'anno? Questo tipo di film da sempre riflette le paure americane, è come una cartina di tornasole… e quello che succede in america è qualcosa che, prima o poi, arriva nel resto del mondo: New York è la capitale del mondo. Tre anni fa, quando ci sono stato, non c'era più UN SOLO negozio di home video in tutta la città, quando da noi invece era ancora (e ancora è) tutto pieno di blue ray e dvd… sono avanti: quello che li è presente da noi è futuro, arriverà tra un po’.

12)   E per quanto riguarda l’Italia?
La politica italiana non fa eccezione: non è normale che si sia al terzo governo senza passare dalle elezioni ma è anche vero che forse al momento, in questa particolare congiuntura, è la migliore soluzione possibile… l’Italia è come un vaso rotto i cui pezzi sono incollati malamente e malamente restano insieme: non è e forse non sarà mai un paese unito. Forse è per questo che la maggioranza sente il bisogno di essere guidata da "uomini forti": da Mussolini a Berlusconi a Grillo… persone carismatiche. Anche Renzi in un certo qual modo. Il decisionismo: qualcuno che pensi per me… la politica anglosassone o statunitense qui da noi è un'utopia. Intendevo dire il modo di far politica anglosassone: io sono una persona di sinistra, ma la sinistra italiana mi ha fortemente spiazzato, da quando il PD è riuscito a non far eleggere prodi alla presidenza della repubblica, dopo che la candidatura era stata presentata dal segretario dello stesso partito.
Non so più cosa pensare, mi sono un po' discostato: osservo dall'esterno. Quella è stata un po' la goccia, per me.
Ho votato per Renzi alle primarie. poi non mi è piaciuto molto il fatto che abbia fatto cadere Letta, ma d'altronde in questo poco tempo ha fatto molte cose che altri non avevano nemmeno provato a fare... e poi la mossa di entrare nel PSE in effetti ci voleva da tempo.

13)   Torniamo ai fumetti: a mio avviso i fumetti italiani non hanno niente da invidiare a quelli americani in qualità, ciononostante esso non riesce a sfondare e esportare se non in Grecia o in Croazia (ho visto con i miei occhi Pk, Zagor, Tex, Alan Ford e Mark in queste due nazioni questa estate). Come te lo spieghi? E’ un problema economico? Come mai i francesi ci riescono più di noi?
Beh, per i Bonelli guarda un po' qua: http://www.sergiobonelli.it/sezioni/660/licensing. E le storie Disney realizzate in Italia sono più del 50% della produzione mondiale. Sono esportate in tutto il mondo. Però credo che la gabbia italiana sia meno esportabile, il problema mi sa che stringi stringi è tutto lì.
In America hanno provato a pubblicare Dylan Dog con la Dark Horse mi pare ma poi è finita lì. In Francia la nostra gabbia non è assolutamente spendibile. E’ che la nostra concezione del fumetto è diversa dalla loro: i fumetti pop degli americani sono i supereroi, i nostri sono i Bonelli. A noi piacciono i supereroi perché siamo figli della cultura americana: ci hanno liberato dalla dittatura, i nostri eroi del fumetto più popolare sono un ranger e il topo più famoso del mondo.
Santa gratitudine, Batman! Per noi il fumetto è una cosa popolare, per i francesi no: in Francia non c'è un equivalente di Bonelli. Ci sono Casterman e compagnia.
Comunque i francesi non esportano proprio tutto: esportano Asterix, Tintin, Blacksad, la Satrapi, questi sono i blockbuster. Però allora si può dire che Paco Roca, spagnolo, sia venuto fuori con più efficacia di un francese.

14)   Se il problema stesse nella gabbia allora il progetto DK dovrebbe essere  un successo all'estero, avendo utilizzato uno stile grafico e narrativo americano. E  anche nel caso in cui fosse un successo, sarebbe il successo del fumetto italiano con le sue tradizioni? Tra l’altro ranger e topo sono due figure americane. Per quanto riguarda Asterix, ecc., pur essendo i pochi ad essere esportati in massa, non ne esiste un corrispettivo italiano (come successo internazionale).
In realtà non credo basti aggiornare la gabbia quando un personaggio è degli anni '60. ogni personaggio riflette la propria epoca. Quando citavo ranger e topo parlavo proprio del debito di riconoscenza italiano nei confronti della cultura americana; come dicevamo, ancora una volta la cultura pop è abilissima a riflettere certe tendenze, paure e svolte storiche e sociali. Il fatto che l'Italia non abbia un equivalente di Asterix o Tintin da esportare a livello internazionale la dice lunga su quanto espresso finora, no?
A me ha anche colpito il rispetto con cui, al cinema, sia stato trattato Tintin da Spielberg e Jackson. Guarda invece cos'hanno fatto gli americani al cinema con Dylan Dog...

15)   Il film di Dylan Dog stavo per citarlo io, come ha detto qualcuno “non l’ho visto e non mi piace” (mi è bastato il trailer). Ma forse si sta muovendo qualcosa: da anni si parla di una serie su Diabolik, che dovrebbe partire l’anno prossimo su Sky. Questo sembra essere un ottimo progetto.
Lo scopriremo solo... vedendo!

16)   Castelli ha suggerito alla produzione di leggere bene il fumetto in modo da rimanere fedeli all'originale ma con ritmi televisivi.
Alfredo è sempre il migliore, ho una grande stima di lui: è un ottimo autore, uno sceneggiatore pazzesco, ha una cultura enciclopedica e non se la tira PER NIENTE. Quando parli con lui sembra di stare al bar con un amico.

17)   Anche io lo stimo molto come autore... in Martin Mystère (soprattutto nei primi 20 anni) è stato qualcosa di rivoluzionario, secondo me!
Sono d'accordo.

18)   Adesso veniamo al libro: “Uccidete il Pipistrello” è, presumo, un omaggio di un fan a Batman. Come è nata l’ispirazione? Parlaci della trama e tutto ciò che ti va di dirci del libro.
Il libro doveva uscire nel 2012 seguendo l'onda dell'ultimo film di Nolan. Era in visione presso grossi editori, poi è successa la strage di Denver, che ha un po' bloccato tutto: molti editori si sono sentiti un po' a disagio a pensare di pubblicare un romanzo che parlava delle stesse cose avvenute così di recente in circostanze così drammatiche. Poi il momento è passato ma tant'è la storia continuava a piacermi, alloro mi sono detto: o lo pubblico nel 2014 - anno del 75mo compleanno del personaggio - o mai più! E così per fortuna è stato: il libro uscirà sia in cartaceo sia in ebook per l'editore Liberodiscrivere.
Circa la trama, volevo fare un omaggio a Batman e in particolare all'universo cinematografico: un misterioso antagonista sta attuando una serie di crimini - ognuno in una città italiana diversa - ciascuno ispirato all'antagonista di uno dei film di Batman in ordine cronologico. L'unico ad accorgersi di questo legame è Roberto Canis, pensionato e super appassionato dell'universo batmaniano. Contro il parere di tutti si caccia in quest'avventura, dimostrando poco a poco di avere ragione, recuperando anche il rapporto con il figlio. Questa per sommi capi la trama. Il romanzo è stato un pretesto anche per affrontare alcuni temi a me cari: la società italiana, il disagio giovanile… cose così. Sono circa 270 pagine. E' un thriller che chiunque può leggere, ma credo che in particolare chi è appassionato di batman si divertirà parecchio!

19)   Roberto Canis è la trasposizione di te stesso tra 30 anni?
Spero di no: io sicuramente a 65 non sarò in pensione! A parte questo, non è un personaggio totalmente positivo: è schiavo della sua ossessione! Certo, riesce a redimersi…

20)   La sua ossessione è Batman o c’è dell’altro?
Quando la storia inizia è un uomo completamente solo: la sua ossessione per Batman ha fatto finire il suo matrimonio!

21)   Allora possiamo dire che Canis è un estremizzazione del tuo lato di appassionato di Batman?
Immagino di sì... però quello in realtà è un pretesto: lui ha molta voglia di redimersi, vuol far vedere a tutti di non essere solo un pantofolaio, vuol far vedere che, in fondo, la sua ossessione può anche servire a qualcosa. E in effetti così è.

22)   Sono curioso di conoscere il tuo rapporto con Batman e con i supereroi in generale. Quali sono le tue storie preferite? Cosa pensi del nuovo corso di Batman? E di quello di Spider-Man?
Purtroppo non li seguo più da molti anni, almeno nelle serie regolari. Non sono mai stato un patito di Spider-Man, pur apprezzandolo.
Storie migliori di Batman... vediamo: The Mudpack, Long Halloween e Dark Victory, Mad Love, Knightfall, una bella saga, Dark Knight Returns e Killing Joke, naturalmente, La Nascita Del Demone… bastano?

23)   I miei supereroi preferiti sono Spider-Man e Batman (ma anche molti altri). Il tuo amore per Batman da dove proviene?
L'amore per Batman è iniziato sicuramente con il primo film di Burton: avevo 10 anni e andai a vederlo con mia madre. una folgorazione! anche se non andai subito a cercare i fumetti. Per quello furono fondamentali Batman - Il Ritorno (che vidi con mio padre) e la serie animata di Bruce Timm.

24)   Un detective dell’impossibile, un ranger, un indagatore dell’incubo, un giustiziere con la scure, un pilota d’aerei, un ladro in calzamaglia, ecc possono competere con dei supereroi?
Secondo me sì; ogni Paese ha il suo habitat culturale, e questo genera i miti pop. Gli americani poi esportano, da dopo la guerra, il loro stile di vita in tutto il mondo, perché hanno vinto. Anche grazie al cinema. Noi, nel nostro piccolo, facciamo altrettanto. Zagor non è altro che l'incrocio tra Tex e Batman, se ci pensi bene. Non devono per forza competere. Coesistono abbastanza bene, mi pare.

25)   Ma io infatti adoro entrambi i generi, con "competere" intendevo nell'attrazione verso il pubblico.
Eh, infatti! Quando dicevo coesistenza intendevo proprio questo.

26)   Secondo me siamo pochi “saggi” a farli coesistere... ci sono molti fondamentalisti in questo mondo...
Ahimè è vero... e non solo in ambito fumettistico.

27)   Secondo la mia, poco importante, esperienza è più complicato scrivere una sceneggiatura che un romanzo. Qual è la tua esperienza?
Non trovo che sia più complicata una o l'altro. Secondo me la fase più difficile è quella dell'ideazione della trama, un terreno comune a entrambe le discipline. Una volta che c'è quella, per me, il passaggio a romanzo o sceneggiatura non è particolarmente complicato. Certo, occorre un minimo di padronanza per le due forme di scrittura.

28)   Grazie per la tua disponibilità. In conclusione, la mia, ormai classica, richiesta: puoi lasciarci con un messaggio per i giovani che hanno il sogno di lavorare nel mondo del fumetto o della letteratura in generale in questo momento di crisi in cui le speranze sembrano, ormai, prive di ogni valore. Grazie ancora e alla prossima!

Grazie a te, per me è un piacere! ai giovani direi di coltivare le loro ambizioni con estrema costanza. Magari di pensare anche a un percorso alternativo, ma se la passione e il talento - ammesso che ci sia - conducono in una data direzione, è sbagliato ignorare un certo cammino solo per pessimismo. Oggi c'è crisi e quindi è richiesta, a chi vuole affacciarsi al mondo della scrittura, una preparazione maggiore, una competenza sempre più vasta. Quindi continuare a impegnarsi,a studiare, a leggere. Essere sempre umili nel proprio percorso di ricerca e di formazione e nella vita in generale. Questo significa anche studiare un "piano B", qualora in piano A non dovesse funzionare. Ma avere un piano di riserva non deve significare non crederci: significa, secondo me, stare con i piedi per terra.

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