V:
Buonasera. Questa sera cercheremo di far luce definitivamente sul terribile
delitto del cucchiaino d’acciaio e del mistero del comune di Comune Italiano.
Ma prima parleremo del libro “Claretta: Io, prima di Benito – Molti amanti,
molto amore” in compagnia del signor EditoreDelLibroSopraCitato.
Allora,
signor E., quando le è stato mostrato il libro è stato subito favorevole alla
pubblicazione?
E: Bè,
innanzitutto bisogna dire che il libro è un qualcosa di scomodo, che colpisce i
poteri forti. Un libro anti-casta! Tutti avevano paura delle verità che il
libro avrebbe potuto contenere! Abbiamo anche ricevuto una busta, con sopra la
falce e il martello, con dentro due proiettili. Molti avevano paura si
scoprisse che tra gli amanti della Petacci ci fossero stati anche dei
comunisti. Perché la verità è che di donne come lei ne esistono poche: lei
andava al di là del colore politico, al di là del colore della pelle: lei
amava! Questo è il libro più scomodo del secolo! Roba che “Wikileaks” sembra
essere “Dipiù” al confronto!
V: Come ha
conosciuto la povera signora che ha raccolto i diari? E come li ha trovati?
E: Ecco,
questo è un mistero. La signora venne in casa editrice nell’80, quando avevamo
da pochi anni vinto un premio che ci aveva reso una delle case editrici più in
del tempo. Dunque i dipendenti erano molti e la mettemmo a battere le risposte
alle lettere che ci venivano spedite. Un giorno, però, si presentò da me e mi
mostrò il libro che aveva scritto, mostrandomi anche i diari originali da cui
aveva tratto la materia.
Quel libro
era un capolavoro, come avete avuto e avrete modo di constatare, infatti stiamo
per pubblicare una nuova edizione economica in cui abbiamo inserito anche altri
lavori (del tutto inediti) della povera scrittrice morta, ed io rimasi
profondamente colpito! Capii subito che sarebbe stato un caso editoriale che,
in un periodo di crisi, fa sempre bene. Non mi ha mai voluto spiegare come li
avesse trovati!
V: Ci legge
un (ampio) estratto del libro?
E: Ecco,
questo credo sia tra i più significativi, ma non il più significativo in
assoluto, che potrete leggere comprando il libro. Ecco: “Nel maggio 1930,
Claretta era diciottenne da quasi tre mesi e la sua ammirazione per il duce
cresceva sempre più: la Petacci aveva un poster di Benito Mussolini a grandezza
naturale, vicino al quale ballava similmente al modo in cui oggi ballano le
cubiste attorno al palo della lap-dance.
Ma era solo
un mito adolescenziale. Il suo grande amore in quel periodo era, infatti, un
certo Azzone Luca.
Lavorava
nelle ferrovie. Per questo le sue storie d’amore funzionavano sempre: non era
mai in ritardo.
Non come
oggi che, per esempio, mio marito mi doveva portare alla stazione. Ora, tutti
sappiamo che i treni arrivano in ritardo. Dunque mio marito fece con comodo e
arrivammo in ritardo ma, secondo i suoi calcoli, in anticipo rispetto al treno.
Ma quella volta il treno arrivò in orario, ovvero in netto anticipo rispetto al
solito. «Lo
vedi! Mi hai fatto perdere il treno!» gli dissi. Lui mi rispose: «Il problema è che
questi non sono puntuali neanche nei loro ritardi! Ci vorrebbe Mussolini! Con lui i
treni arrivano sempre in orario! O, almeno, andrebbe bene anche Berlusconi! Con
lui i treni arrivano sempre all’orario dei loro ritardi!»
«Tranquillo,
amore. Passati i due anni di interdizione dai pubblici uffici, tornerà! Quindi
alle prossime elezioni conviene votare Forza Italia, così si troverà già il
partito al governo! Bisogna pensare come se fosse lui a capo del partito! Per
questo hanno fatto bene ad inserire lo stesso il nome nel logo!» gli risposi.
Ma ora
torniamo al racconto. Claretta, credeva di aver trovato il suo vero amore.
Come, del resto, anche con i precedenti. Claretta amava. Era nata per amare.
Ogni uomo per lei era il primo amore. Ogni uomo era l’ultimo. Tanto amore.
Molti veri amori, tutti. Molti amanti, molto amore.”
V: Devo
dire che questo estratto mi ha commosso, soprattutto il tratto in cui si parla
della grande passionalità di Claretta, del suo amore per mio padre… ehm… per il
duce e la parte in cui si parla di Forza Italia, che a me sembra una grande e
iper-obiettiva lezione di politica. Dunque non solo l’amore, ma anche la
politica e le esperienze della scrittrice. A proposito di ciò, non possiamo non
parlare della terribile morte della scrittrice.
E: Che
dire… Sono addolorato dalla sua morte. Non riesco a capire come il signor Corso
abbia potuto compiere un delitto così terribile. Forse è colpa del suo lavoro:
come quel pasticciere che inizia a mangiare i suoi dolci, non ne vende più, va
in crisi, è costretto a comprare materiale di scarsa qualità, che non acquista
nessuno e che, quindi, è costretto a mangiare tutto lui, e muore grasso e povero.
Allora i suoi familiari, già pieni di debiti, saranno costretti a fabbricare
una bara su misura, in quanto l’uomo è troppo grasso, spendendo i pochi
risparmi rimasti. I figli, dunque, non avendo soldi, non potranno formare una
famiglia e moriranno soli, poveri e scheletrici. Così la famiglia scompare e la
popolazione italiana cala sempre di più.
Così il
criminologo Libero Corso, sempre a contatto con i crimini più efferati, ne ha
progettato uno geniale e folle, follemente geniale, oserei dire. Ma alla fine
non ha retto e si è tolto la vita. E la popolazione cala. E le lobby son
contente. Tutta colpa del lavoro e della legge Fornero. Con Berlusconi le cose
andrebbero diversamente.
V: Bene.
Un’ottima analisi politico-economica iper-obiettiva. Soprattutto la parte di
Berlusconi. Credo che possiamo passare a parlare del delitto del cucchiaino
d’acciaio. Effettivamente mancava un movente per Libero Corso. Ma devo dire che
il signor EditoreDelLibroSopraCitato è riuscito a completare il quadro: il
criminologo ha voluto creare il delitto perfetto, cercando di incastrare il
professore omosessuale disoccupato attraverso la convessità del cucchiaino e
l’omosessualità della vittima. Ma l’errore è stato uccidere la scrittrice di
“Claretta: Io, prima di Benito – Molti amanti, molto amore” (che ora esce in
edizione speciale economica con inediti dell’autrice) nella sera in cui avevamo
in collegamento proprio l’accusato, unica puntata alla quale non era presente
il criminologo. Quindi possiamo dire che il caso sia del tutto… come?...
L’ANSA? Oh… Ecco, il caso è del tutto riaperto: non si è trattato di suicidio,
il criminologo Libero Corso è stato assassinato dal killer del cucchiaino
d’acciaio, che torna ad essere ignoto.
Ora,
cercando di far finta che non siamo sconvolti da ciò che abbiamo appena
scoperto (dovendo, dunque, far prima finta di esser rimasti sconvolti),
torniamo ad occuparci del mistero del comune di Comune Italiano. Infatti ora,
probabilmente, anche qui le carte in tavola sono cambiate: Libero Corso non è
più la persona spregevole che credevamo, anzi, è una vittima, dunque l’opinione
pubblica su di lui deve assolutamente cambiare. Inoltre in ogni giallo
deduttivo che si rispetti, tutto deve essere concatenato, dunque… Dai,
ammettetelo: solo sui blog trovate Vespa che sfonda la quarta parete e,
soprattutto, solo nei blog trovate Vespa onesto! Chiediamo a Pio Buono, sindaco
quinquenne di Comune Italiano, cosa pensa della situazione.
PB: Bè,
ecco… io credo che alla fine il coniglio è innocente…
V: Bene. E con
questa stupenda metafora rogerrabittiana del sindaco ci diamo appuntamento a
domani sera, puntata in cui dovremmo avere la verità. Credo che riguardando le
quattro puntate potreste arrivare anche voi all’identità del colpevole. Alla
prossima.
Nessun commento:
Posta un commento