martedì 30 giugno 2015

Fiore Rosso Senza Nome: L'Ucraina e la nuova minaccia nazista - Intervista a Giulietto Chiesa (Parte 4)


Da tempo, ormai, in Ucraina, nell'Europa dei "70 anni di Pace", si sta combattendo una guerra silenziosa, o meglio silenziata (dai nostri media), tra il governo ucraino, col sostegno di gruppi armati neonazisti, e le popolazioni filorusse che, secondo il principio di autodeterminazione dei popoli, hanno chiesto l'indipendenza dallo stato Ucraino, sempre più ostile nei confronti della Federazione Russa, che i filorussi considerano la propria terra-madre. Per comprendere meglio la situazione, abbiamo intervistato il giornalista Giulietto Chiesa che, tramite la sua PandoraTV, ha proposto un'informazione alternativa a quella dei media "anti-russia". L'intervista, abbastanza dettagliata, è stata pubblicata in quattro parti, di cui questa è l'ultima. Per restare aggiornati seguite il blog, la pagina facebook Di Resistenza si deve parlare e il mio profilo twitter. Qui trovate la prima, seconda e la terza parte. Ecco l'ultima parte dell'intervista. 

Puoi parlarci del tuo arresto in Estonia?

Il giornalista Giulietto Chiesa
Io sono stato arrestato, cioè fermato, in Estonia perché ero andato fare una conferenza che aveva per titolo “Deve l’Europa temere la Russia? La Russia è un nemico dell’Europa?”. Mi hanno fermato in albergo impedendomi di fare la conferenza e mi hanno espulso il giorno dopo. Dopodiché io sono ritornato, una seconda volta, a Tallin e ho fatto la conferenza che mi hanno impedito di fare la prima volta. La seconda volta non hanno osato fermarmi di nuovo. Mi hanno soltanto costretto a fare la conferenza in una città più piccola a dieci chilometri da Tallin. Naturalmente, io ho fatto ricorso al tribunale di Tallin chiedendo che venga valutata la legittimità di una tale decisione. Perché quando io sono stato prelevato dal mio albergo, alle cinque del pomeriggio, mi è stato comunicato che io ero persona sgradita al governo estone e dove essere espulso. Io chiesi di farmi vedere il certificato di detenzione. Non c’era. Non lo avevano. Quindi, io sono stato fermato in modo, palesemente, illegale. Sono stato rinchiuso, seppur per breve periodo, in cella sicurezza, come un qualunque criminale, e poi sono stato aiutato dall’ambasciatore italiano, che è intervenuto immediatamente e ha consentito che io uscissi. Ho dormito, quindi, nella mia camera d’albergo regolarmente e l’indomani sono stato accompagnato dall’ambasciatore al treno, con cui sono ripartito alla volta di Mosca, dove avrei dovuto presentare, e ho presentato, il mio ultimo libro. Siccome tutto quello che è avvenuto è stato, palesemente, illegale, almeno secondo le leggi europee che io conosco, io ho chiesto al tribunale di Tallin di pronunciarsi sulla legittimità del provvedimento adottato nei miei confronti. Nel frattempo, dopo circa 10 giorni, il Ministero degli Interni estone ha pubblicato le motivazioni per cui io ero stato espulso dal Paese. Le motivazioni sono, se possibile, più gravi del gesto reale, perché io sono stato accusato, pubblicamente, di aver incoraggiato il genocidio del popolo estone. Questa la considero un’offesa, perché, ovviamente, chi scrive queste cose, si tratta di alti funzionari del Ministero degli Interni, deve dimostrare ciò che ha detto. Per cui, io sono stato esplicito nei loro confronti, dicendo loro “State attenti perché se voi non mi rendete giustizia, io vi farò causa formalmente al tribunale di Tallin e poi alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo!”. Per cui, la situazione è attualmente in queste condizioni: il tribunale di Tallin non si è ancora pronunciato, sono già passati più di due mesi, il ricorso è stato fatto prima del mio ritorno a Tallin, cioè prima del 20 di gennaio, quindi… gennaio, febbraio, marzo, aprile, siamo a maggio… da tre mesi il tribunale non si pronuncia. E capisco che non si pronunci perché la questione molto delicata: se sbagliano, si mettono in una situazione difficile verso l’Europa, perché l’Europa non può accettare queste cose. La seconda accusa nei miei confronti, e altrettanto impossibile da dimostrare, è che io sia parte di diverse organizzazioni politiche che si pongono l’obiettivo di realizzare con ogni mezzo la ricomposizione dell’Unione Sovietica. “Con ogni mezzo” vuol dire che loro lasciano intendere che io sarei anche pronto alla lotta armata. In ogni caso, l’accusa deve essere dimostrata e loro non lo possono fare, perché io non ho mai scritto e mai detto in nessuna circostanza una cosa così sciocca. Come se dipendesse da qualcuno la ricomposizione dell’Unione Sovietica. Io non sono così stupido da pensare e dire queste cose, per cui i signori di Estonia non hanno né la prova della prima accusa, né la prova della seconda. Quando verrà il momento, vedremo come si comportano. Io, quando sono tornato a Tallin, ho dichiarato alla televisione estone, che mi ha intervistato in aeroporto: “Se il tribunale di Tallin riconosce di aver commesso un’illegalità nei miei confronti e si scusa, io mi fermo qui. Se, invece, non si scusa e conferma il decreto di espulsione del 15 dicembre del 2014, io vado avanti fino in fondo e, quindi, continuerò. Perché questa non è una questione che riguarda me, è una questione che riguarda i principi europei. Se i principi europei saranno violati anche in Europa, io, naturalmente, ne prenderò atto. Ma continuerò la mia battaglia politica. Se, invece, mi si darà ragione, bene, allora vorrà dire che avrò vinto una battaglia importante.

Il governo ucraino ha reso illegale il comunismo, equiparandolo a fascismo e nazismo. Però, mentre i militanti comunisti, ora considerati illegali, sono perseguitati e arrestati, i fascisti, illegali da sempre, rappresentano il braccio armato del governo. Come si spiega questa situazione? 

Be’, naturalmente, è tutta una commedia! La possiamo considerare una sgradevole commedia. L’equiparazione nazismo-comunismo è servita semplicemente come paravento: ci crede chi ci vuol credere. In realtà, in questo momento, il regime politico vigente in Ucraina è un regime, assolutamente, diciamo così, oppressivo e di estrema destra come minimo. Io uso il termine “nazista”, perché di fatto là dentro ci sono nazisti dichiarati, oltre a tre ministri americani. Questo serviva semplicemente per dichiarare fuorilegge il Partito Comunista, fuorilegge ogni opposizione. Quelli che stanno con l’opposizione vengono uccisi, uno per uno, oppure vengono messi in liste di proscrizione che li costringono a scappare all’estero. Io so di numerose persone che negli ultimi mesi hanno preso il treno o l’aereo e sono andati in Russia, dai loro parenti, a vivere pur essendo cittadini ucraini, perché stando in Ucraina, il rischio di essere uccisi, se sei nelle liste di proscrizione, è molto alto. Quindi, in un regime come questo, si tratta di una situazione molto simile a quella che ci fu negli anni ’30, all’inizio del fascismo. Sostanzialmente è la stessa cosa… Peggio! Perché i fascisti menavano ma uccidevano solo raramente e fuori dalla vista dei grandi mezzi di informazione. Uccisero Matteotti, ma fu un caso eccezionale. Uccisero, probabilmente, nelle campagne in modo molto massiccio, ma, sostanzialmente, fino a che il potere non fu preso, diciamo, la lo politica diventò violenta ma non omicida. In Ucraina è una lotta omicida! Si uccide, non solo si spara con i cannoni contro le case abitate dalla popolazione civile nel Donbass, ma si uccide in pieno centro a Kiev. Tre giornalisti, quindici giorni fa, sono stati uccisi nelle strade della città, semplicemente perché avevano scritto degli articoli critici. Molta gente sta chiusa in casa, c’è paura. Quindi, questo è un regime fascista, o nazista, come si voglia definire. La cosa più comica di tutte è che questi incolti e ignoranti deputati, cosiddetti, della Verchovna Rada, cioè del Parlamento Supremo dell’Ucraina, hanno approvato una legge, definendo come illegali tutti gli atti commessi dall’occupazione criminale in Ucraina da parte del Partito Comunista Sovietico e Ucraino.
Nikita Sergevic Chruscev, segetario generale del PCUS dal 1953 al 1964









Allora, dire questa cosa, considerare illegale ogni decisione presa da questi organi, significa, semplicemente che, l’Ucraina non esiste più. Non se ne sono resi conto questi poveri dementi, ma la sostanza è questa: se dici che ogni decisione presa dal Partito Comunista di Ucraina è criminale e, quindi, illegale, la prima cosa che emerge è che la Crimea non può essere parte dell’Ucraina, perché la Crimea fu regalata all’Ucraina da Nikita Sergeevic Chruscev, allora segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, quindi, in quanto tale, definito criminale, quindi la sua decisione, in quanto tale, illegale.
Il patto Molotov-Ribbentrop, 23 agosto 1939
Quindi la Crimea rimane in Russia. Non c’era neanche bisogno del referendum! Ma non solo: se vale questa legge, approvata dalla Rada ucraina, non da Mosca, dobbiamo dedurre che anche tutto il territorio centrale dell’Ucraina, non è ucraino. Perché la Galizia venne incorporata nel territorio ucraino sulla base del patto Stalin-Hitler [o Molotov-Ribentropp, NdA] che precedette di poco la Seconda Guerra Mondiale. Quella parte della Polonia, che si chiamava Galizia, entrò a far parte dell’Unione Sovietica, dell’Ucraina, proprio in seguito a quel patto. Non solo, ma una parte importante della Transcarpazia, la regione più occidentale dell’Ucraina, per la stessa ragione entrò a farne parte. Cioè, sempre per decisioni fatte da Stalin, quindi decisioni criminali e come tale illegali. Cosa resta dell’Ucraina? Resta Kiev e poco più. Il resto non era ucraino e quindi si potrebbe dire, paradossalmente, che i nazionalisti ucraini, i nazisti, adesso stanno mettendo loro in discussione l’esistenza stessa dello Stato ucraino che, guarda caso, paradossalmente, straordinariamente, in modo, direi oggi, tragico, se non umoristico, è stato creato dall’Unione Sovietica. L’attuale fisionomia dei confini dell’Ucraina emerge come risultato della sua appartenenza all’Unione Sovietica. Se si contesta la storia dell’Unione Sovietica come criminale, l’Ucraina non esiste più. Perché prima, paradossalmente, uno Stato ucraino come questo attuale non esisteva. Non è mai esistito. Tutta questa storia assume delle caratteristiche tragicomiche. Questo è il quadro della situazione. Che cosa succederà all’Ucraina dopo questa vicenda non lo so. Recentemente mi è stato raccontato, da polacchi amici miei, che in Polonia si è costituita un’associazione di proprietari terrieri della Galizia, cioè che erano cittadini polacchi, proprietari di terreni nell’attuale Galizia, che sono stati espropriati dall’Unione Sovietica, quando la governo polacco di farsi latore della richiesta di riavere i loro territori. Praticamente, sta avvenendo una cosa di Galizia diventò sovietica, cioè ucraina. E adesso, questa gente si riunisce in un’associazione e chiede al cui neanche gli ucraini nazisti e nazionalisti si sono accorti di avere creato con le loro mani: dopodomani, non dico domani, ma dopodomani, la Galizia verrà rivendicata dalla Polonia, come parte della Polonia. Anche lì, il conflitto, che appare come un conflitto contro i russi che, in realtà, non c’entrano niente, se non che l’Ucraina era parte della loro storia e niente di più, tutto questo conflitto, che adesso viene presentato come un conflitto con la Russia, in realtà sarà un conflitto con la Polonia. E allora ne vedremo delle belle, più avanti. Ma tutta questa storia mette la parola fine all’Europa, perché la situazione dei confini, ormai è messa in discussione. Ce ne saranno più di uno di confini che verranno messi in discussione: più in là c’è la Romania che vuole impadronirsi della Moldova [Moldavia, NdA], c’è la Pridnestrovia [Transnistria, NdA] che non vuole andare in Moldova perché ha paura che la Moldova diventi romena, e così via discorrendo… C’è un groviglio di tensioni che un’Europa pacifica poteva tenere in piedi. Un’Europa aggressiva e coloniale, come quella attuale, non può tenerle insieme. Quindi, l’Europa con le sue mani sta infliggendo un gravissimo danno alla sua immagine, alla sua cultura, ecc. Siamo solo all’inizio di una grandissima crisi che metterà in discussione l’esistenza stessa dell’Europa come la conosciamo oggi.

Grazie per il tuo tempo.

Grazie a te. 

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domenica 28 giugno 2015

Fiore Rosso Senza Nome: L'Ucraina e la nuova minaccia nazista - Intervista a Giulietto Chiesa (Parte 3)

Da tempo, ormai, in Ucraina, nell'Europa dei "70 anni di Pace", si sta combattendo una guerra silenziosa, o meglio silenziata (dai nostri media), tra il governo ucraino, col sostegno di gruppi armati neonazisti, e le popolazioni filorusse che, secondo il principio di autodeterminazione dei popoli, hanno chiesto l'indipendenza dallo stato Ucraino, sempre più ostile nei confronti della Federazione Russa, che i filorussi considerano la propria terra-madre. Per comprendere meglio la situazione, abbiamo intervistato il giornalista Giulietto Chiesa che, tramite la sua PandoraTV, ha proposto un'informazione alternativa a quella dei media "anti-russia". L'intervista, abbastanza dettagliata, verrà pubblicata in quattro parti, di cui questa è la terza. Per restare aggiornati sulla pubblicazione seguite il blog, la pagina facebook Di Resistenza si deve parlare e il mio profilo twitter. Qui trovate la prima e la seconda parte. Ecco la terza parte dell'intervista.

È vero che nella Resistenza antifascista dei filorussi di Donetsk, oltre a gruppi vicini alla Sinistra, ci sarebbero anche gruppi ultranazionalisti di estrema destra vicini al filosofo Aleksandr Dugin?
Il filosofo ultranazionalista russo, Aleksandr Dugin.

Qui bisogna fare un po’ di chiarezza perché il filosofo Dugin è uno di Destra, nazionalista. Ci sono tanti nazionalismi in Russia.
Anche Putin è un nazionalista perché difende l’interesse nazionale russo. Diciamo che il criterio di valutazione delle forze politiche in Russia non corrisponde affatto allo stesso criterio che adottiamo per definire la collocazione delle forze politiche in Europa. Sono due cose completamente diverse, per cui dire, come si è detto, che quelli che hanno combattuto nel Donbass sono filonazisti, che in Russia ci sarebbero enormi forze naziste, che in Russia il nazionalismo sarebbe fascista e di estrema destra, sono tutte, consentimi la parola, imbecillità assolute. Che esistano forze di destra in Russia non è un mistero, si sa. Che esista una molteplicità di nazionalismi, alcuni dei quali di estrema destra, non è un mistero. Ma che in Russia il nazismo sia una forza determinante è una pura menzogna. In Russia ci sono meno nazisti che in qualunque altro Paese europeo, inclusa l’Italia, proporzionalmente parlando. Quindi, non saprei… Dugin è una persona con cui io ho discusso ripetutamente e ha delle idee che io, in parte condivido, anche se ho una storia di Sinistra. Quando lui dice che l’Occidente ha aggredito sistematicamente la Russia e che la Russia deve difendersi ha ragione! Io ritengo che abbia ragione. In questo caso, per esempio, dell’Ucraina, è esattamente così che è avvenuto: l’Occidente ha attaccato la Russia. Ha usato l’Ucraina per attaccare la Russia. Lo chiamiamo nazionalismo? Chiamiamolo nazionalismo. Non sono d’accordo con Dugin, invece, quando dice che la Russia ha una speciale missione mondiale spirituale, alla quale il mondo intero dovrebbe inchinarsi. Si sbaglia,come tutti i nazionalisti, che portano il concetto giusto e legittimo di difesa della propria sovranità, quando lo trasformano in una manifestazione di superbia. Questo è sbagliato e non utile per la Russia. Definire che queste posizioni siano fasciste mi sembra come dare dei fascisti ai gesuiti. Anche i gesuiti hanno un’idea della religione cattolica particolare. Ci sono numerose correnti della religioni cattoliche che sono integraliste, per rendere l’idea. Sono forse considerabili di Destra, ma non sono di per sé illegali. Nella filosofia di certa parte del nazionalismo russo c’è una fortissima componente religiosa greco-ortodossa. Quindi, come dire, descrivere con gli schemi che noi adottiamo questa situazione non funziona, non corrisponde. Nel Donbass ci sono combattenti religiosi, socialisti, comunisti, libertari, anarchici, ma questi non sono neanche a mio avviso le componenti più determinanti. 
Due cosacchi del Donbass.
In realtà una delle componenti che in Occidente non tengono in conto è che quella è l’area dei cosacchi, che sono i protagonisti della lotta. Erano quelli che abitavano in quell’area. Cosacchi russi, cosacchi ucraini, ma cosacchi. I cosacchi sono un popolo e quindi la solidarietà tra cosacchi è in molti casi più forte della solidarietà politica. Per cui in questo momento nel Donbass, tra i nuclei principali delle forze armate della Repubblica di Donetsk e di Lugansk sono i cosacchi, sia con passaporto russo che con passaporto ucraino. Quindi, rispondendo alla tua domanda, sulla connotazione politica delle formazioni militari che combattono dalla parte dei ribelli filorussi, ci sono molte componenti, non ce n’è nessuna decisiva. Qualcuno in Italia, le ho lette queste cose, pensa che nel Donbass sia in corso una nuova rivoluzione comunista ma non è vero, non corrisponde al vero. Quelli che si vedono combattere portano diverse bandiere: la bandiera nuova della Novorossija, la bandiera del Cristo Salvatore degli Ortodossi, la bandiera monarchica. Portano un sacco di bandiere. L’unica bandiera che non si vede dalla parte del Donbass è quella nazista. Nel Donbass bandiere naziste non se ne vedono e non se ne fotografano. Neanche mezza.

È passato un anno dal massacro di Odessa del 2 maggio 2014. Il 2 maggio 2015 i cittadini hanno sfilato per ricordare le vittime dell’incendio della Casa dei Sindacati, in cui persero la vita 46 persone, tra cui il comunista diciassettenne Vadim Papura. Ci sono state varie versioni: addirittura alcuni giornali hanno fatto quasi intendere che si fosse trattato di un incendio casuale, di un incidente. Cosa accadde realmente?
Vadim Papura, comunista diciassettenne,
tra le vittime del massacro di Odessa.


Io, su PandoraTV, ho mostrato almeno cinque documentari sulla strage di Odessa, nel corso di questi mesi.
Tutte queste versioni sono univoche, almeno quelle che ho visto io, del fatto che la piazza di Kulikovo è stata aggredita dai fanatici del football, organizzati anche questi dai nazisti di Settore Destro e di Svoboda e che la gente è entrata dentro [nella Casa dei Sindacati, NdA] per difendersi.
Ho testimoni, tra l’altro. Ho parlato con testimoni diretti che hanno vissuto questa tragedia e che si sono rifugiati nella Casa dei Sindacati, per poi riuscire a scappare fortunosamente, prima del pogrom [“devastazione”, NdA].
 Le cose sono andate così: la gente scappava per difendersi. Sono arrivati, hanno aggredito, hanno invaso, hanno bastonato, hanno ucciso, hanno sparato. I morti non sono 46, ma sono molti di più: c’è un elenco di altri 50 spariti che non sono stati mai ritrovati e i loro familiari hanno già compilato questo elenco. Quindi ai 46 ufficiali bisogna aggiungerne almeno 50, che risultano dispersi da allora. Con tutta probabilità sono stati uccisi e poi portati via e seppelliti.
Vadim Papura.
Cadaveri carbonizzati nella Casa dei Sindacati.
La gran parte dei morti non è morta per l’incendio ma è morta perché è stata uccisa e bastonata. In molti casi ci sono le fotografie di morti con uno o due colpi di pallottola in faccia. Ci sono persone che sono state, quindi, uccise una per una. Rintracciate nelle stanze dove si erano rifugiate e massacrate individualmente. Quindi tutta la versione ufficiale è falsa. O meglio, non esiste una versione ufficiale perché l’inchiesta, un’inchiesta formale, non ha portato a nessun risultato fino ad ora. Si sa, invece, ho altre testimonianze per dirlo, che almeno 18 persone sono state uccise dopo il pogrom. Uccise come si fa adesso in Ucraina: quelli che furono arrestati dopo la vicenda, perché la polizia lasciò fare, lasciò effettuare il massacro e poi entrò nella Casa dei Sindacati e raccolse quelli che erano ancora vivi e li arrestò, fuori e dentro la Casa. Ne arrestò più di cento. Questi furono tutti schedati negli uffici di polizia e tenuti in prigione per un giorno e mezzo, fino a che i russi di Odessa si sono organizzati, hanno assaltato la prigione e hanno liberato queste persone arrestate. Ma erano tutti schedati. Diciotto, secondo le mie informazioni, di queste persone sono state uccise successivamente. Perché, evidentemente, la polizia ha dato i loro indirizzi, telefoni, abitazioni, ecc. ai nazisti di Kiev o venuti da fuori, che sono andati a ucciderli, uno ad uno.
Il cadavere di Vadim Papura.
Quindi il bilancio dei morti di Odessa è molto più alto di 46 cadaveri. Si tratta di un vero e proprio massacro di massa, il cui scopo era chiarissimo: siccome Odessa è città a maggioranza russa, l’obierttivo era impaurire i russi in modo che non si associassero alla protesta del Donbass, perché così sarebbe diventato un più grosso problema.
Quindi hanno preventivamente messo in scacco i russi di Ucraina, terrorizzandoli. Devo dire che la notizia di oggi [3 maggio 2015, NdA] mi fa molto piacere: a Odessa c’è stata una manifestazione, proprio nella Piazza di Kulikova, di migliaia di persone, russi, naturalmente, che hanno pregato i morti del 2 maggio. Quindi vuol dire che i russi di Odessa stanno cominciando ad alzar la testa, a difendersi. Questa è la mia versione dei fatti.

CONTINUA...

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