Da tempo, ormai, in Ucraina, nell'Europa dei "70 anni
di Pace", si sta combattendo una guerra silenziosa, o meglio silenziata
(dai nostri media), tra il governo ucraino, col sostegno di gruppi armati
neonazisti, e le popolazioni filorusse che, secondo il principio di autodeterminazione
dei popoli, hanno chiesto l'indipendenza dallo stato Ucraino, sempre più ostile
nei confronti della Federazione Russa, che i filorussi considerano la propria
terra-madre. Per comprendere meglio la situazione, abbiamo intervistato il
giornalista Giulietto Chiesa che, tramite la sua PandoraTV, ha proposto
un'informazione alternativa a quella dei media "anti-russia".
L'intervista, abbastanza dettagliata, è stata pubblicata in quattro parti, di
cui questa è l'ultima. Per restare aggiornati seguite il blog, la pagina
facebook Di Resistenza si deve parlare e il mio profilo twitter. Qui trovate la
prima, seconda e la terza parte. Ecco l'ultima parte dell'intervista.
Puoi parlarci del tuo arresto in Estonia?
Il giornalista Giulietto Chiesa |
Io sono stato arrestato, cioè fermato, in Estonia perché ero
andato fare una conferenza che aveva per titolo “Deve l’Europa temere la
Russia? La Russia è un nemico dell’Europa?”. Mi hanno fermato in albergo
impedendomi di fare la conferenza e mi hanno espulso il giorno dopo. Dopodiché
io sono ritornato, una seconda volta, a Tallin e ho fatto la conferenza che mi
hanno impedito di fare la prima volta. La seconda volta non hanno osato
fermarmi di nuovo. Mi hanno soltanto costretto a fare la conferenza in una
città più piccola a dieci chilometri da Tallin. Naturalmente, io ho fatto
ricorso al tribunale di Tallin chiedendo che venga valutata la legittimità di
una tale decisione. Perché quando io sono stato prelevato dal mio albergo, alle
cinque del pomeriggio, mi è stato comunicato che io ero persona sgradita al
governo estone e dove essere espulso. Io chiesi di farmi vedere il certificato
di detenzione. Non c’era. Non lo avevano. Quindi, io sono stato fermato in
modo, palesemente, illegale. Sono stato rinchiuso, seppur per breve periodo, in
cella sicurezza, come un qualunque criminale, e poi sono stato aiutato
dall’ambasciatore italiano, che è intervenuto immediatamente e ha consentito
che io uscissi. Ho dormito, quindi, nella mia camera d’albergo regolarmente e
l’indomani sono stato accompagnato dall’ambasciatore al treno, con cui sono
ripartito alla volta di Mosca, dove avrei dovuto presentare, e ho presentato,
il mio ultimo libro. Siccome tutto quello che è avvenuto è stato, palesemente,
illegale, almeno secondo le leggi europee che io conosco, io ho chiesto al
tribunale di Tallin di pronunciarsi sulla legittimità del provvedimento
adottato nei miei confronti. Nel frattempo, dopo circa 10 giorni, il Ministero
degli Interni estone ha pubblicato le motivazioni per cui io ero stato espulso
dal Paese. Le motivazioni sono, se possibile, più gravi del gesto reale, perché
io sono stato accusato, pubblicamente, di aver incoraggiato il genocidio del
popolo estone. Questa la considero un’offesa, perché, ovviamente, chi scrive
queste cose, si tratta di alti funzionari del Ministero degli Interni, deve
dimostrare ciò che ha detto. Per cui, io sono stato esplicito nei loro
confronti, dicendo loro “State attenti perché se voi non mi rendete giustizia,
io vi farò causa formalmente al tribunale di Tallin e poi alla Corte dei
diritti dell’uomo di Strasburgo!”. Per cui, la situazione è attualmente in
queste condizioni: il tribunale di Tallin non si è ancora pronunciato, sono già
passati più di due mesi, il ricorso è stato fatto prima del mio ritorno a
Tallin, cioè prima del 20 di gennaio, quindi… gennaio, febbraio, marzo, aprile,
siamo a maggio… da tre mesi il tribunale non si pronuncia. E capisco che non si
pronunci perché la questione molto delicata: se sbagliano, si mettono in una
situazione difficile verso l’Europa, perché l’Europa non può accettare queste
cose. La seconda accusa nei miei confronti, e altrettanto impossibile da
dimostrare, è che io sia parte di diverse organizzazioni politiche che si
pongono l’obiettivo di realizzare con ogni mezzo la ricomposizione dell’Unione
Sovietica. “Con ogni mezzo” vuol dire che loro lasciano intendere che io sarei
anche pronto alla lotta armata. In ogni caso, l’accusa deve essere dimostrata e
loro non lo possono fare, perché io non ho mai scritto e mai detto in nessuna
circostanza una cosa così sciocca. Come se dipendesse da qualcuno la
ricomposizione dell’Unione Sovietica. Io non sono così stupido da pensare e
dire queste cose, per cui i signori di Estonia non hanno né la prova della
prima accusa, né la prova della seconda. Quando verrà il momento, vedremo come
si comportano. Io, quando sono tornato a Tallin, ho dichiarato alla televisione
estone, che mi ha intervistato in aeroporto: “Se il tribunale di Tallin
riconosce di aver commesso un’illegalità nei miei confronti e si scusa, io mi
fermo qui. Se, invece, non si scusa e conferma il decreto di espulsione del 15
dicembre del 2014, io vado avanti fino in fondo e, quindi, continuerò. Perché
questa non è una questione che riguarda me, è una questione che riguarda i
principi europei. Se i principi europei saranno violati anche in Europa, io,
naturalmente, ne prenderò atto. Ma continuerò la mia battaglia politica. Se,
invece, mi si darà ragione, bene, allora vorrà dire che avrò vinto una
battaglia importante.
Il governo ucraino ha reso illegale il comunismo,
equiparandolo a fascismo e nazismo. Però, mentre i militanti comunisti, ora
considerati illegali, sono perseguitati e arrestati, i fascisti, illegali da
sempre, rappresentano il braccio armato del governo. Come si spiega questa
situazione?
Be’, naturalmente, è
tutta una commedia! La possiamo considerare una sgradevole commedia.
L’equiparazione nazismo-comunismo è servita semplicemente come paravento: ci
crede chi ci vuol credere. In realtà, in questo momento, il regime politico
vigente in Ucraina è un regime, assolutamente, diciamo così, oppressivo e di
estrema destra come minimo. Io uso il termine “nazista”, perché di fatto là
dentro ci sono nazisti dichiarati, oltre a tre ministri americani. Questo
serviva semplicemente per dichiarare fuorilegge il Partito Comunista,
fuorilegge ogni opposizione. Quelli che stanno con l’opposizione vengono
uccisi, uno per uno, oppure vengono messi in liste di proscrizione che li
costringono a scappare all’estero. Io so di numerose persone che negli ultimi
mesi hanno preso il treno o l’aereo e sono andati in Russia, dai loro parenti,
a vivere pur essendo cittadini ucraini, perché stando in Ucraina, il rischio di
essere uccisi, se sei nelle liste di proscrizione, è molto alto. Quindi, in un
regime come questo, si tratta di una situazione molto simile a quella che ci fu
negli anni ’30, all’inizio del fascismo. Sostanzialmente è la stessa cosa…
Peggio! Perché i fascisti menavano ma uccidevano solo raramente e fuori dalla
vista dei grandi mezzi di informazione. Uccisero Matteotti, ma fu un caso
eccezionale. Uccisero, probabilmente, nelle campagne in modo molto massiccio,
ma, sostanzialmente, fino a che il potere non fu preso, diciamo, la lo politica
diventò violenta ma non omicida. In Ucraina è una lotta omicida! Si uccide, non
solo si spara con i cannoni contro le case abitate dalla popolazione civile nel
Donbass, ma si uccide in pieno centro a Kiev. Tre giornalisti, quindici giorni
fa, sono stati uccisi nelle strade della città, semplicemente perché avevano scritto
degli articoli critici. Molta gente sta chiusa in casa, c’è paura. Quindi,
questo è un regime fascista, o nazista, come si voglia definire. La cosa più
comica di tutte è che questi incolti e ignoranti deputati, cosiddetti, della
Verchovna Rada, cioè del Parlamento Supremo dell’Ucraina, hanno approvato una
legge, definendo come illegali tutti gli atti commessi dall’occupazione
criminale in Ucraina da parte del Partito Comunista Sovietico e Ucraino.
Nikita Sergevic Chruscev, segetario generale del PCUS dal 1953 al 1964 |
Allora, dire questa cosa, considerare illegale ogni decisione presa da questi organi, significa, semplicemente che, l’Ucraina non esiste più. Non se ne sono resi conto questi poveri dementi, ma la sostanza è questa: se dici che ogni decisione presa dal Partito Comunista di Ucraina è criminale e, quindi, illegale, la prima cosa che emerge è che la Crimea non può essere parte dell’Ucraina, perché la Crimea fu regalata all’Ucraina da Nikita Sergeevic Chruscev, allora segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, quindi, in quanto tale, definito criminale, quindi la sua decisione, in quanto tale, illegale.
Il patto Molotov-Ribbentrop, 23 agosto 1939 |
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