lunedì 11 maggio 2015

Fiore Rosso Senza Nome: L'Ucraina e la nuova minaccia nazista - Intervista a Giulietto Chiesa (Parte 1)

Da tempo, ormai, in Ucraina, nell'Europa dei "70 anni di Pace", si sta combattendo una guerra silenziosa, o meglio silenziata (dai nostri media), tra il governo ucraino, col sostegno di gruppi armati neonazisti, e le popolazioni filorusse che, secondo il principio di autodeterminazione dei popoli, hanno chiesto l'indipendenza dallo stato Ucraino, sempre più ostile nei confronti della Federazione Russa, che i filorussi considerano la propria terra-madre. Per comprendere meglio la situazione, abbiamo intervistato il giornalista Giulietto Chiesa che, tramite la sua PandoraTV, ha proposto un'informazione alternativa a quella dei media "anti-russia". L'intervista, abbastanza dettagliata, verrà pubblicata in parti, di cui questa è la prima. Per restare aggiornati sulla pubblicazione seguite il blog, la pagina facebook Di Resistenza si deve parlare e il mio profilo twitter. Ecco la prima parte dell'intervista.  

Tutto ha inizio nel 2013, quando l’allora presidente Janukovyc si rifiuta di firmare un accordo economico con l’Unione Europea, preferendone uno con presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. È corretto?

Non è precisamente così: in realtà il rifiuto dell’accordo presupponeva l’apertura di una discussione anche con la Russia, era questa la proposta alternativa. Janukovyc non scelse la Russia: disse semplicemente che l’Ucraina voleva un supplemento di discussione che includesse anche la Russia, cioè che non costringesse l’Ucraina a scegliere esclusivamente e unilateralmente l’accordo di partenariato con l’Europa. Questa era la posizione di Janukovyc che, infatti, non aveva ancora scelto. Quindi la cosa è un po’ diversa. Non è che Janukovyc ha detto “Andiamo con Putin!”, al contrario: in realtà l’Ucraina e Janukovyc stesso avevano condotto per due anni un lunghissimo negoziato con l’Europa. Ma trovandosi di fronte un documento enorme, gigantesco che includeva pratiche anche molto costose per l’Ucraina e siccome Putin aveva messo sul tappeto la proposta di un prestito da 17 miliardi di dollari all’Ucraina è chiaro che rinunciare a queste possibilità e chiudere l’Ucraina dentro l’abbraccio esclusivo dell’Europa ha indotto Janukvyc a frenare. Non si può neanche dire che a Vilnius [Il vertice di Vilnius, al quale Janukovyc avrebbe dovuto firmare l’accordo con l’Europa, NdA] Janukovyc abbia rifiutato ma disse soltanto che non era il momento di firmare. La cosa, quindi, è un po’ diversa. Quindi per misurare la gravità di quello che è accaduto dopo, bisogna capire quello che è accaduto realmente a Vilnius, cioè quello che ho appena detto io. Quindi l’inizio della storia un po’ diverso.
Vladimir Putin e Viktor Janukovyc


È a questo punto che si scatena la protesta dell’Euromaidan.

Sì, sostanzialmente cominciano le prime manifestazioni che accusano Janukovyc di voler andare con i russi, quindi la prima mistificazione nasce con l’inizio di una manifestazione di protesta che dice che Janukovyc vuole rinunciare al rapporto con l’Europa, infatti il tema principale si chiamò proprio Euromaidan, cioè le manifestazioni iniziarono col dire “noi non vogliamo avere nulla a che fare con la Russia, vogliamo l’Europa!”. Questo fu l’inizio delle manifestazioni che, secondo il miglior criterio delle manifestazioni colorate, all’inizio erano pacifiche, numerose, di massa, perché non c’è alcun dubbio che una parte importante dell’opinione pubblica ucraina preferisce nettamente l’Europa a un rapporto con Russia. C’è una storia dietro tutto questo: chi conosce la situazione sa che c’è una larga parte dell’opinione pubblica ucraina che è fortemente animata da uno spirito di rivincita e di ostilità nei confronti della Russia. Quale parte? Una parte è quella non russa: sostanzialmente la Galizia, cioè quella parte dell’Ucraina che faceva parte della Polonia prima della Seconda Guerra Mondiale e che ha una tradizione antirussa e anticomunista. Questa parte, quindi, non vuole assolutamente avere a che fare con la Russia e ha fortemente spinto, legittimamente, perché l’Ucraina rompesse i suoi rapporti con la Russia e entrasse in Europa. Questo schieramento, che i media occidentali hanno frettolosamente definito come “il popolo ucraino”, è, in realtà, una parte dell’opinione pubblica ucraina. Non so neanche se maggioritaria. In piazza sì, sicuramente erano loro i maggioritari, ma che fosse maggioritaria nell’Ucraina in generale, ne dubito. In ogni caso, questa parte non teneva conto di una fortissima minoranza russa, esistente in Ucraina. Ci sono valutazioni diverse che parlano dai 6-7 milioni ai 10-11. Ma anche la cifra minore, 6-7 milioni di persone di etnia russa ma con passaporto ucraino è una minoranza enorme. 6-7 milioni di persone russe che non avevano l’opinione di andare in Europa, proprio per niente, come si è visto dopo. Quindi una linea ragionevole sarebbe stata quella di trovare un accordo tra la minoranza russa e la maggioranza ucraina, pro-europea. Invece, non ci fu nessuna volontà di trovare un accordo e, anzi, lo scontro diventò sempre più unilaterale, trasformandosi in quella che poi è diventata la Euromaidan sanguinosa, con uno scontro prolungato, sempre più violento, sempre più armato, che è avvenuto fino al 22 febbraio 2015. Questa è l’obiettiva descrizione di quello che avevamo sotto gli occhi. Io l’ho seguito con molta precisione, con sistematicità, perché conoscevo bene la situazione ucraina. Mi ricordo di aver scritto, a dicembre del 2013, un articolo sul mio blog del Fatto, in cui dicevo, apertamente, “attenzione perché siamo arrivati al punto che qualcuno vorrà prendere l’Ucraina”. Chi si prende l’Ucraina, a me, risultava chiaro perché, a parte i miei venti anni di corrispondenza da Mosca [per l’Unità, la Stampa, TG1 e TG4, NdA] in cui sono stato anche in Ucraina, anche negli anni 2000 sono stato in Ucraina tre volte a partecipare a dibattiti di livello politico alto sul futuro dell’Ucraina. Quindi conoscevo le varie posizioni e conoscevo anche l’enorme pericolosità politica di una linea che tendeva a portare velocemente tutta l’Ucraina nell’Europa e nella NATO.
La manifestazione Euromaidan
Questo era evidente. Io mi rendevo conto che trascinare l’Ucraina, dal punto in cui si trova fisicamente e politicamente, dentro l’Europa avrebbe comportato tremendi problemi politici e un grave pericolo di guerra, perché questo modificava le questioni della sicurezza comune europea. Non si può girare intorno al lume: la Conferenza di Parigi, in cui si discusse di queste questioni, disse che la sicurezza europea o è comune o non c’è. Una sicurezza, intesa come sicurezza dei confini, militare e politica, funziona solo se tutti i partecipanti si sentono egualmente protetti. Ma trascinare un Paese delle dimensioni dell’Ucraina da un campo all’altro modifica le condizioni di sicurezza europea, perché aumenta sicuramente la sicurezza dell’Occidente ma diminuisce quella della Russia. E, siccome della Russia bisogna tenere conto, io andai a Kiev nell’ultimo incontro all’inizio del 2013, dove dissi “attenzione: se l’Ucraina cambia campo, la sicurezza europea salta per aria!”. Quindi dissi agli ucraini: “Non fate questo passo! Perché, invece di essere un fattore di pace, l’Ucraina diventerà un fattore di guerra, che si percuoterà gravemente sulla vita di 45 milioni di ucraini!”. Questo mi era chiarissimo e sono lieto di averlo detto in quell’occasione, perché chi se lo ricorda saprà che il pericolo era stato preventivato e lo vedevano anche molti ucraini. Questo è quello che io interpreto di questa vicenda, che, comunque, è solo una parte della tragedia che si è consumata. L’Ucraina è, secondo me, finita come stato nazionale unitario. L’Ucraina che vedremo nei prossimi anni non sarà più quella di prima del 22 febbraio del 2013. Difficile che sarà più grande. Sarà molto più piccola e i nazionalisti ucraini che hanno lanciato questa battaglia saranno alla guida di un Paese molto più piccolo e più dipendente di quanto non fosse prima. Ammesso che siano ancora loro al potere. Ma ne dubito.

Possiamo dire che la protesta Euromaidan sia diventata violenta, quando al suo interno ha preso piede il gruppo di estrema destra, Settore Destro?

I neonazisti di Settore Destro
Naturalmente. Nella descrizione (falsa) che tutto l’Occidente ha visto si diceva “nell’Euromaidan c’è il popolo di Ucraina”. In realtà c’era solo la parte di popolazione che si batte contro la soperchieria della Russia (non si capisce quale fosse) e vuole andare in Europa. Ma in realtà, in quella piazza, c’era una parte di forze armate. Non era una piazza casuale, era una piazza molto ben organizzata: adesso sappiamo con molta precisione, perché abbiamo tutta la documentazione e i dati, che Settore Destro e i gruppi nazionalisti come Svoboda [“Libertà”, NdA] furono finanziati direttamente dagli Stati Uniti d’America, informati, organizzati, dotati di strumenti finanziari e di armi dagli USA, dalla Gran Bretagna, dalle Repubbliche Baltiche, soprattutto dalla Polonia. Ci sono stati campi di addestramento, nel corso dei due anni precedenti (2011-2012) e anche prima, in Polonia e in Ucraina. Quindi la domanda è: come mai da tempo si stavano preparando formazioni armate, bene addestrate, che sarebbero poi entrate in campo per guidare la rivolta di Euromaidan? Non c’è niente di casuale in tutto ciò che è avvenuto. Era stato preparato da tempo. Quindi ciò che è accaduto non è un prodotto del caso, né del volere del cosiddetto “popolo ucraino”. Il popolo ucraino è stato in gran parte manipolato e trascinato in un’avventura sanguinosa da interessi esterni: quello statunitense e quello europeo. La cosiddetta “partnership” verso l’Est dell’Europa si è trasformata in una politica coloniale. Tant’è che, nel corso delle manifestazioni di dicembre, gennaio e febbraio [2013-2014, NdA], decine di dirigenti europei, ministri degli esteri, primi ministri, presidenti della Repubblica, si sono alternati sulla piazza Maidan invitando il popolo a ribellarsi, con un atto di incredibile ingerenza negli affari interni di un Paese! Ma come si può ammettere che il Presidente estone, per esempio, va a parlare nella piazza di Kiev, invitando la gente a ribellarsi? Una cosa che dal punto di vista giuridico è fuori da ogni norma! Si tratta, appunto, di ingerenza negli affari interni di un Paese straniero.
Il senatore repubblicano statunitense John McCain
E tutto questo è stato fatto con l’apogeo del senatore americano repubblicano McCain, che in piazza invitò apertamente il popolo alla rivolta dicendo: “Noi americani saremo dalla vostra parte!”. Sono chiarissime e inconfutabili prove di ingerenza dall’esterno. Il tutto, mentre l’intero mainstream occidentale, e l’Italia peggio che altrove, che raccontava sistematicamente delle falsità. Cioè dicendo che il popolo ucraino unanime combatteva contro il corrotto dittatore Janukovyc, presidente eletto legittimamente, e quindi tutto quello che accadeva era legittimo perché il popolo lo voleva. Tutto questo è stato raccontato falsamente, censurando le immagini televisive. Io che guardo attentamente le televisioni russe ho visto cose che voi umani non avete potuto vedere. Io ho visto i poliziotti di Janukovyc della polizia ucraina, che bruciavano vivi in piazza, sotto il fuoco dei lanciafiamme dei rivoltosi. Si vedeva ma questo gli italiani non l’hanno visto mia. Si vedeva che la polizia aveva ricevuto l’ordine di non reagire neanche di fronte ad una vera e propria aggressione armata. E questo ha proceduto per giorni e settimane. Semmai si potrebbe dire che Janukovyc è stato di una ingenuità assoluta perché avrebbe dovuto far intervenire con durezza la polizia. Invece l’ha lasciata in piazza a subire l’assalto delle formazioni militari di Settore Destro e Svoboda che andavano armate in piazza. Tutto questo gli occidentali non l’hanno visto, non lo sanno e, quindi, non sono in grado di giudicare, perché sono stati privati dell’elementare informazione in merito. Questo conferma che l’operazione era programmata, organizzata, progettata per trascinare l’Ucraina in Europa a tutti i costi e, soprattutto, per trascinarla nella NATO.

CONTINUA...

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