domenica 14 dicembre 2014

Come cucinare il PD

In questi giorni le discussioni politiche ruotano intorno ai dissidenti del PD.
Prima di tutto, però, bisogna spiegare cos'è il PD.
Avete presente quando vedete qualcuno che mette lo zucchero su una bistecca di carne? Non avete mai visto nessuno farlo? Probabile. Infatti è una cosa del tutto assurdo. Da far schifo.
Ecco, ora immaginate, su quella stessa bistecca, zucchero, sale, marmellata, latte, uova, nutella, vodka. E, nella seconda fase, il pesce: oltre all'assurdo, si crea anche l'impossibile. La fusione degli opposti. Il piatto da "da far schifo" diventa "da far vomitare".
Il risultato è presto detto: nella prima fase vediamo la carne, la base, l'origine, l'alimento base del piatto, quello che il cliente ha ordinato, essere sommersa di condimenti e gusti contrastanti, fino al sotterramento totale del cibo originario. Sotto quella miriade di sapori, il vero alimento scompare. Nella seconda fase, il pesce, alimento diametralmente opposto a quello originario, viene sbattuto, d'improvviso, sul mappazzone precedentemente creato, appiattendo il resto della pietanza, ottenendo il ruolo principale nel piatto. Gli altri condimenti, troppo disgustosi per poter vivere da soli, accetteranno la nuova condizione. Ma la carne, l'elemento originario e puro, dovrà separarsi per sopravvivere, ottenere un proprio piatto e, anche se lentamente, riottenere la sua clientela. E in quel momento, con la separazione della carne, la puzza del pesce si sentirà chiara. A quel punto, il piatto-mappazzone, smetterà di ingannare la clientela della carne, che riconoscerà il pesce per ciò che è.
E la situazione della carne qual è? Di questo parleremo a giorni.

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