venerdì 21 agosto 2015

Fiore Rosso Senza Nome: Tsipras, la Sinistra e l'Europa



Come annunciato da tempo, il premier greco, Alexis Tsipras, si è dimesso, causa mancato sostegno dell’ala di Sinistra del suo partito, Syriza. Ma il motivo è anche un altro: da quando è al governo, il sostegno a Tsipras e al suo partito è aumentato – almeno stando ai sondaggi – e il premier punta ad ottenere la maggioranza assoluta (almeno 151 seggi su 300) e creare un governo monocolore. L’esser stato costretto ad accettare misure d’austerity (ulteriori tagli a pensioni e stipendi, privatizzazione dei maggiori porti, tra cui quello di Mykonos e Corfù, aumento dell’IVA anche sulle isole turistiche, ecc.) ben peggiori di quelle contro le quali aveva dedicato la sua battaglia – battaglia che è stata la principale causa della sua vittoria – ha portato a perdere il sostegno di gran parte del partito. 
Alexis Tsipras ha rassaegnato le dimissioni ieri sera, 20/08/2015, alla TV pubblica.
Per proseguire con le riforme, dunque, Tsipras sarebbe costretto ad allearsi con i partiti centristi (centro, centrodestra e centrosinistra). Ecco perché spera di ottenere un monocolore. Inizialmente le elezioni erano previste per novembre, poi per ottobre, ora si parla del 13 o 20 settembre. Ovviamente, una motivazione c’è. Con il passare del tempo e l’avanzare delle riforme del memorandum, infatti, il sostegno elettorale potrebbe calare o, addirittura, la Sinistra del partito potrebbe avere il tempo di organizzarsi in un nuovo partito – e non è escluso che ciò avvenga lo stesso. Vincerebbe comunque, certo, ma non otterrebbe la maggioranza assoluta. Ed ecco che gli “tsiprasiani puri” descrivono i dissidenti di Sinistra come traditori e i dissenti considerano Tsipras un traditore. La questione, in realtà, è molto più complessa. Tsipras ha fatto degli errori ma ha le sue ragioni: per tutta la campagna elettorale, Tsipras ha sempre negato una sua intenzione di voler uscire dall’Eurozona ma che, anzi, avrebbe combattuto per mantenere la Grecia al suo interno. Ma se è vero che ciò era previsto dal programma, è anche vero che quello stesso programma prevedeva di cambiare le regole di quella UE e risollevare il popolo greco, massacrato dai precedenti memorandum e dalla troika. L’UE, però, si è mostrata insensibile e irriformabile, almeno con gli attuali rapporti di forza esistenti in essa. Forse si sarebbe dovuto trovare il coraggio di rompere con l’UE. E qui iniziano i misteri: sembrerebbe che Tsipras fosse intenzionato, arrivati a quel punto, di abbandonare la moneta unica e che ci fosse un piano di prestiti economici sostenuto dal premier russo, Vladimir Putin, il quale, però, si sarebbe tirato indietro all’ultimo momento, costringendo il leader greco a mantenere l’Euro e accettare la nuova, e più violenta, ondata di austerity. 
Yanis Varoufakis, ex ministro delle finanze greco, si è dimesso il 6 luglio 2015.
Dall’altra parte, però, Varoufakis, ex ministro delle finanze, dichiara che, prima di dimettersi – o essere spinto a fare ciò –, aveva un piano alternativo per l’uscita dall’Eurozona. Ma, alcuni economisti, ha messo in luce il fatto che se un’economia relativamente forte, come, ad esempio, quella italiana, sarebbe in grado di sopravvivere ad un ritorno alla moneta nazionale, ciò non sarebbe possibile per l’economia, principalmente di importazione e di turismo, della piccola Grecia. Qual è la verità? Non la sapremo per ancora molto tempo. Il governo Tsipras, allora, è stato un grande e totale fallimento? 

SY.RI.ZA. nasce nel 2004, come coalizione di 14 partiti.
No. Tsipras, il suo partito e il suo governo hanno dei meriti immensi per i quali tutta la Sinistra europea dovrebbe esser grata. Prima di tutto, l’aver creato un soggetto unitario di Sinistra che, con un programma anti-austerity e, quindi, con la totale avversione – anche e soprattutto propagandistica, al limite dell’intimidazione degli elettori – dell’opinione pubblica europeista, cioè quella maggioritaria. Il popolo greco è stato letteralmente minacciato e intimorito. Ma ha deciso comunque di votare per la speranza. Merito certamente dell’orgoglio e il coraggio dei greci, ma anche di un partito funzionante, militante, vicino al popolo e di un leader carismatico e, anch’esso, coraggioso. 

Vittoria dell'OXI (no) al referendum del 5 luglio 2015.
Il secondo grande merito di Tsipras, compiutosi con la vittoria dell’OXI al referendum, è quello di aver messo in mostra la vera natura di questa UE: il popolo greco ha eletto un governo anti-austeriy; il governo presenta diversi piani di riforme che non contengono misure di austerity ma che sono comunque in grado di ripagare parte del debito e, al tempo stesso, di salvaguardare le fasce sociali più deboli, combattendo povertà, evasione fiscale e tassando i redditi più alti; l’Eurogruppo rifiuta puntualmente queste riforme, mettendo in mostra quali sono i suoi veri interessi, principalmente per due motivi: per non intaccare gli interessi di banche, multinazionali, ecc. e, conseguenza del primo motivo, per non creare un precedente che potesse danneggiare quegli interessi anche negli altri Stati dell’UE. Nonostante il voto dei greci alle politiche e al referendum abbia dimostrato una chiara scelta, contraria all'austerity, i vertici dell'UE hanno dimostrato una totale indifferenza alle istanze democratiche, sulle quali dovrebbe poggiare l'Unione. Ecco perché la Grecia di Tsipras è stata punita, irrigidendo ancor di più le misure di austerity. Si è trattato di un monito per gli altri Paesi: attenti a come votate, o sarete i prossimi! 
Sede della ERT, TV di stato chiusa l'11 giugno 2013 e riaperta l'11 giugno del 2015.

Nonostante l’atmosfera avversa, il governo è riuscito a mettere in pratica riforme di Sinistra quali la luce gratis e altri aiuti umanitari a 300000 poveri, la riapertura della ERT, la TV di stato ellenica e le tasse sui beni di lusso. Cosa bisogna auspicarsi da queste nuove elezioni? Con il cuore sono sicuramente più vicino alle posizioni di Piattaforma di Sinistra (l’ala radicale di Syriza) – come lo è lo stesso Tsipras – ma con la testa so che bisogna sostenere, ancora una volta, Alexis Tsipras. Una sua sconfitta potrebbe portare ad un’avanzata dei nazisti di Alba Dorata e ad un governo tecnico a guida centrista. Molti si chiedono, a questo punto, qual è la differenza tra l’attuale linea del governo Tsipras e quella di un governo tecnico di centro? Le differenze sono varie: in primo luogo, il governo Tsipras, seppur costretto ad applicare le riforme imposte dall’Eurogruppo – non essendo intenzionato ad abbandonare la moneta unica – potrà alleviarne le disastrose conseguenze a livello sociale attraverso altre riforme volte, per l’appunto, alla tassazione dei ceti maggiori e le salvaguardia delle fasce deboli. Cose complicate e scomode che un governo tecnico non avrebbe alcuna intenzione, né motivo, di tentare. 
Pablo Iglesias, leader di Podemos, ha confermato il suo sostegno a Tsipras.
A novembre, inoltre, nelle elezioni spagnole potrebbe vincere Podemos e, a quel punto, con una grande nazione come la Spagna dalla propria, i rapporti di forza potrebbero modificarsi, dando la possibilità di riavviare la lotta con l’austerità. Pur accodandomi, dunque, all’appello fatto dal partigiano Manolis Glezos a Syriza – “Tornate in voi!” –, ritengo che bisogna dare il pieno sostegno, anche se criticamente, ad Alexis Tsipras e permettergli di formare un governo monocolore, sperando che riesca ad alleggerire gli effetti dell’austerity e preparare il terreno per le battaglie future. Il compagno Alexis ha sicuramente perso delle battaglie, ma la guerra non è ancora finita e per vincerla c’è bisogno di tutti.

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